Diario di bordo, 30 ottobre

Attracchiamo alla Societé Nautique de Marseille, un luogo importante della storia nautica della città

30 ottobre Navigare di bolina significa navigare risalendo in vento. La barca si inclina su un lato e tutto diventa complicato. Stare in piedi, tanto per dirne una, diventa un esercizio fisico che mette alla prova tutto il corpo.

Se non sei abituato arrivi a un certo punto che sentì male a muscoli che non sapevi nemmeno di avere.

Si chiacchiera in pozzetto e qualcuno dice: «siamo un po’ come il movimento pacifista, navighiamo con il vento in faccia per arrivare a meta». Non è facile, ma è possibile.

Dopo un bel po’ di ore di bolina verso le nove di sera ci fermiamo in un ridosso all’Ile Vert, davanti a La Ciotat. La notte in rada, protetti dal vento è tranquilla e la stanchezza ha il sopravvento su tutto. La mattina riprendiamo il mare. Prua su Marsiglia.

Arrivati alle Calanques, le formazioni di roccia calcarea che per 20 chilometri costellano il golfo davanti a Marsiglia decidiamo di fermarci per una missione importante: fare delle belle riprese dall’acqua alla Bamboo.

Le Calanques, le falesie bianche che si specchiano nel blu del Mediterraneo

Le Calanques sono un luogo del cuore di ogni marinaio: falesie bianche che si specchiano nel blu del Mediterraneo.

Le ammiriamo mentre il nostro velista e biologo marino, Giampi, si mette la muta e si prepara ad entrare in acqua con la Go-pro.

L’acqua è decisamente fresca, vabbè diciamo fredda, ma ne vale la pena. Alla fine, ci ritroviamo quattro video in cui la Bamboo fa bella mostra del suo scafo bianco scivolando elegante sull’acqua. Guardiamo i video senza riuscire a contenere un certo orgoglio: è proprio una bella barca.

Ripartiamo.

Verso le 2 del pomeriggio entriamo nell’imboccatura del Vecchio Porto. È come entrare nel cuore della storia del Mediterraneo.

Tra tutte le città del Mare Nostrum, Marsiglia è il mito dei miti. La chiamano la città focese, e i suoi abitanti ancora adesso sono detti focesi (Phocéen, in francese), retaggio dei suoi fondatori, i greci di Focea, città greca dell’Asia minore.

Siamo nel VI secolo avanti Cristo quando i Greci si insediano stabilmente in questa zona, ma qualche secolo prima c’erano già passati i Fenici (VII e VIII secolo a. C.) nei loro viaggi di ricerca di metalli pregiati, stagno e altre materie prime.

Non c’è episodio della storia del Mediterraneo che non abbia toccato Marsiglia

Non c’è episodio della storia comune del Mediterraneo che, nel bene o nel male, non si sia riverberato su Marsiglia, dall’espansione dell’Impero Romano fino ai recenti attentati del Daesh.

Ormeggiamo con mezza giornata d’anticipo alla Societè Nautique de Marseille, un luogo importante della storia nautica della cittàe: è stata fondata nel 1887 e ha alle spalle una lunga storia di imprese veliche, di restauri di barche storiche e di scuola di vela per giovani.

Caroline, una delle due impiegate dell’ufficio, ci chiede del nostro viaggio, dei nostri obiettivi e mentre spieghiamo annuisce convinta.

Poi sorride e ci mostra il ciondolo che ha al collo: è il simbolo della pace.

Gente di pace la trovi sempre, dove meno te l’aspetti. Un buon segno per noi.

Mettiamo a poppa la bandiera della Marca Mondiale della pace

La barca è ormeggiata proprio a lato di una delle strade principali. Issiamo la bandiera della Marcia a poppa e lo striscione Mediterraneo Mare di pace sulla prua. Il capitano si fa issare in cima all’albero per stenderlo bene. Che cosa non si fa per la Marcia!

Nel tardo pomeriggio ci raggiunge Marie. In queste settimane ci siamo scritti e sentiti via wp per organizzare la tappa ed è un po’ come trovare un’amica, anche se non ci siamo mai visti.

È una cantante lirica professionale e con lei c’è un’altra amica cantante, Tatiana.

La tappa marsigliese sarà anche all’insegna del canto di pace. Ci lasciamo dandoci appuntamento per domani all’Estaque, una zona a nord ovest di Marsiglia dove c’è la sede di Thalassasanté, un’associazione che ha sede in un piccolo cantiere navale e ospita diverse attività tra mare e arte.

Prima di lasciarci Marie ci lascia il suo regalo: una forma di formaggio bleu. La fame a bordo non manca e il formaggio dura, come dicono i francesi, “un éclair”.

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